Tab Article
Il testo presenta una peculiarità unica rispetto ad analoghe pubblicazioni sulla lingua siciliana. Le sue più importanti caratteristiche sono la profondità e rigore da un lato, la funzione pratico-precettiva ma in modo non rigido dall'altro. Esso parte dalla concezione del siciliano come lingua e non come somma di dialetti, partendo proprio dalla tradizione letteraria e artistica unitaria, e soprattutto dal bagaglio lessicale e grammaticale comune alla gran parte delle "parlate" siciliane. Si presenta come una guida a chi voglia scrivere e parlare un buon siciliano, ma senza alcuna pretesa strettamente normativa: orientato più a escludere forme sgrammaticate o troppo italianeggianti o troppo vernacolari, più che a dare un'unica versione possibile. La pluralità espressiva è in sé ricchezza, e ciò è particolarmente vero per le lingue non ufficiali come il siciliano. Basa sulla tradizione letteraria il proprio canone, ma non rinuncia a una razionalizzazione dell'esistente e alla proposta, tra le tante forme accettabili, di una forma presentata come "standard". Ancora, è difficile trovare un testo tanto completo: si pensi solo alla trascrizione fonetica, o alla minuta e distinta indicazione delle forme arcaiche, o alla profonda trattazione della sintassi, così come delle espressioni idiomatiche, introvabile altrove. In realtà la "grammatica" qui proposta colma un vuoto, non più trattazioni "dialettologiche" che disorientano anziché orientare lo scrittore in siciliano, né "antropologiche" come la celeberrima opera del Pitrè, né, ancora, dilettantesche, come non pochi altri volenterosi tentativi contemporanei. Un punto di riferimento per Accademie, Studiosi e Scrittori, che non può mancare nella biblioteca dei cultori e appassionati della Lingua Siciliana.